15 marzo 2013

L'esperimento della goccia di pece

John Mainstone, attuale maintainer dell'esperimento.
Photograph courtesy of The University of Queensland.
Author: John Mainstone.
Released under GFDL - GNU Free Documentation License v 1.2
 

C'è un nutrito gruppo di individui, su questo buffo pianeta di questa insignificante galassia, che si merita la mia stima incondizionata e l'apprezzamento più grande per ciò che fa, immagina, escogita e verifica. In questo gruppo annoveriamo soggetti - in vita o ahimé trapassati - appartenenti ai più disparati rami dello scibile umano e delle forme d'espressione artistica. C'è Arturo Sandoval, c'è Douglas Noel Adams, ci sono Euclide, Ernesto Schick, Robert Doisneau, Wil Freeborn, Raymond Queneau, Larry Wall e un sacco di altri nomi che ora evito di elencare per non costringere i più curiosi di voi a cercarli per sapere chi siano e cos'abbiano fatto di tanto mirabile ma credetemi, ce n'è un bel numero.
Da oggi, comunque, il numero è aumentato di un'unità grazie all'ingresso di Thomas Parnell, l'ideatore dell'Esperimento della goccia di pece.
Pare infatti che questo assoluto genio della fisica abbia avuto nel lontano 1927 l'intuizione per un esperimento che avrebbe rivoluzionato, se non i dettami della fisica moderna, quantomeno l'ordine apparentemente sensato delle mie sinapsi, inducendomi istantaneamente a venerarlo.
Parnell nel '27 ha riempito di pece un imbuto ed ha atteso pazientemente tre anni perché questa si depositasse docilmente nel collo, poi ha aperto il fondo dell'imbuto ed ha aspettato che questa gocciolasse in un bicchiere.
La prima goccia è caduta.
Dopo quasi nove anni.
Da allora sono cadute in tutto otto gocce, con simile cadenza, fino al 28 novembre 2000 giorno in cui è caduta appunto l'ottava goccia.
Quest'ultima ha impiegato circa 12,3 anni a scendere nel bicchiere e capirete ormai dov'è che voglio andare a parare.
I tempi sono maturi.
Sarà questione di attimi? Di mesi? Ancora di anni? Quel che è certo è che ora, conosciuta la scansione temporale dell'esperimento e verificatane l'ineluttabilità, a fare il gioco è la trepidazione.
Lo sento, mi sembra di vederla oscillare, occhieggiare sorniona.
Cado.
No, scherzavo.
E invece cado.
Maledetta goccia, lo so che stai per cadere.
Se cadesse davvero dovremmo dare una festa, ubriacarci tutti alla memoria del professor Parnell e in onore di John Mainstone, attuale maintainer dell'esperimento. Già, perché dal 1927 a oggi pare che nessuno, dico NESSUNO abbia mai visto una delle otto gocce cadere, tanto che è stata installata perfino una webcam al Livello 2 del Parnell Building della Scuola di Matematica e Fisica presso il campus Santa Lucia dell'università del Queensland, puntata sull'imbuto in modo che almeno uno di questi avvenimenti venga registrato. Tuttavia la caduta dell'ultima goccia non è stata ripresa né registrata per un guasto tecnico.
Inutile dire che quest'esperimento ha permesso di determinare agilmente e come si conviene a una Scienza che sta al passo con i mutamenti della società, il grado di viscosità della pece, circa 230 miliardi di volte quello dell'acqua, oltre a illustrare quello che Parnell voleva far capire ai propri studenti: certi solidi non sono solidi ma solo fluidi altissimamente viscosi.
Ma ora basta scrivere, bisogna che guardi quella dannata webcam.
Potrei essere il primo.

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