21 marzo 2011

Il mondo appartiene ai vegetali. Una riflessione su chi non mangia carne.

Non li capisco e non li capirò mai.
I vegetariani, dico.
Mi sono chiesto tante volte il perché di questa scelta di non mangiare carne o i derivati della carne; ho parlato con molti di loro e alla fine sono arrivato a classificare le loro motivazioni in due grandi categorie: quelle di ordine igienico-nutrizionistico e quelle di ordine etico-spirituale.
Sulle motivazioni legate all'alimentazione onestamente ho sentito dire di tutto, dagli estremismi di chi la mette sul piano "mangia una fetta di salame e morirai di carcinoma" alla pacata ragionevolezza di "si campa benissimo senza carne" fino ad assurdità snob come "non mangio carne perché sono più evoluto di te". Io avrei argomenti feroci ma li tengo per me per il semplice fatto che, come la stragrande maggioranza di questi soggetti che chiamerò per brevità "salutisti", io non sono un nutrizionista. Sono uno di quelli che, invece di leggere in rete e illudersi di avere competenze in campi dello scibile umano che non ha mai avuto il piacere di acquisire, quando ha le tonsille gonfie e in fiamme va dal medico e chiede un parere a lui. Quindi, anche in tema di alimentazione, non posso che rimettermi ai pareri dei nutrizionisti; peccato che da cent'anni non facciano che scornarsi sull'una o sull'altra posizione senza venire a capo di nulla. Quelli carnivori, quelli onnivori, quelli vegetariani, quelli vegani (che fino a qualche anno fa credevo fossero i mostri di Vega, i nemici di Goldrake), quelli fruttariani, che mi sentirei scemo solo a dirlo e qualsiasi altro -ianesimo si possa pensare di abbracciare.
La verità è che non si metteranno mai d'accordo. Basta vedere Veronesi: famoso oncologo, vegetariano, digiuna un giorno a settimana (il giovedì, se vi interessa) ed è presidente... dell'agenzia per la sicurezza del nucleare! Questo combatte il cancro, ogni tanto digiuna come se fosse una cosa naturale nutrirsi a giorni alterni, sostiene a spada tratta una tecnologia che produce scorie radioattive e io dovrei ascoltarlo se mi consiglia su come mangiare? Vabbè, lasciamo stare.
Decisamente, l'argomento salute non mi sembra affrontabile né tantomeno impugnabile con assoluta inequivocabile certezza su una posizione definita.

Posto che non si possa quindi procedere su questa strada non restano che gli argomenti etico-spirituali. Sostanzialmente questo nutrito gruppo di vegetariani convinti basa la propria scelta sull'assunto che non si debba mangiare carne per non uccidere gli animali. Perché la vita è sacra.
Vi svelerò un segreto: i vegetali sono vivi.
Nascono, crescono, combattono, si muovono, si riproducono, invecchiano e muoiono proprio come facciamo noi, come fanno i pesci, i batteri, i teneri panda (che sono delle bestie ferocissime con l'evidente intento di estinguersi, solo che non glielo lasciamo fare in pace), le meduse e miliardi di altre forme di vita diversissime tra di loro.
Decidere di non uccidere gli animali non è nobile e generoso, è ipocrita, sciocco e palesemente basato sul pregiudizio.
Quale pregiudizio? Ma è così lampante: quello di avere la presunzione di sapere quali forme di vita abbiano un valore e quali no, ma soprattutto tanto sciocco da pensare che si possa vivere senza uccidere.
Fatevene una ragione. E' una legge di natura, la legge alla base della lotta per la sopravvivenza, la linfa stessa dell'evoluzione. Non vivremo mai in uno di quei mondi idilliaci che vediamo nei giornaletti dei Testimoni di Geova dove i bambini giocano coi ghepardi e gli orsi giocano placidi in giardino; i bambini, per il ghepardo e l'orso, sono merenda.
Cosa fa un vegetariano se le formiche gli invadono casa? Le invita dolcemente a uscire? Dubito. E le formiche potrebbero perfino avere ragione e obiettare che il loro formicaio stava lì da prima che lui costruisse la stramaledetta casa.
Non c'è una zona franca nei principi morali; o li si segue sempre o sono comportamenti di comodo. Perché dovrei risparmiare gli animali e uccidere i vegetali senza pietà? E' solo perché psicologicamente non li percepiamo vivi alla stessa maniera, perché il loro modo di vivere è più diverso dal nostro di quanto non lo sia quello degli animali. Ma le meduse? Le zanzare? Il dugongo? Avete presente quanto siano diversi da noi? E' un po' come la storia degli abitanti di Flatlandia che non riuscivano a comprendere la sfera e la percepivano come un'alterazione temporale... ma sto divagando. Insomma, il concetto è questo: se non uccido nulla, muoio io.
A meno di non imparare a nutrirmi esclusivamente di minerali, frutti spontanei e carogne, ma la vedo dura.
Non solo: le scelte etiche sono sempre motivate per definizione da una chiara seppur arbitraria suddivisione in ciò che è bene e ciò che è male. Ora, se anche io mi ponessi il problema etico, di fronte all'elementare constatazione del fatto che sia gli animali sia i vegetali siano forme di vita, dovrei quantomeno stabilire una scala di valori ed è esattamente quello che fa la maggior parte dei vegetariani: stabilisce arbitrariamente che le forme di vita animali siano più degne di essere risparmiate di quanto non lo siano quelle vegetali. Certo, un dolce peloso gattino fa più tenerezza di un sedano o di un ciuffo di bietola verso i quali il nostro coltello non esita un secondo. Un mattatoio impressiona più di un passaverdura. Eppure pensateci un attimo: in linea di massima gli animali sono nostri antagonisti nella catena alimentare; i carnivori in primo luogo perché rappresentano una minaccia fisica e gli erbivori perché comunque si nutrono di risorse delle quali potremmo nutrirci noi. Inoltre consumano ossigeno e producono anidride carbonica. I vegetali invece, sempre in linea di massima, non sono aggressivi con l'uomo, utilizzano la nostra anidride carbonica e grazie alla fotosintesi producono l'ossigeno che ci consente di sopravvivere mantenendo l'equilibrio sul pianeta; si nutrono di minerali e di sostanze organiche di decomposizione dei loro stessi esemplari deceduti e quindi non solo permettono la nostra esistenza, ma neanche ci sottraggono risorse.
Se dovessi essere riconoscente verso qualcuno perché mai dovrei pensare agli animali?
Tutto questo non per dire (con lo stesso piglio categorico dei vegetariani & C.) che dovremmo nutrirci di sola carne, mi pare ovvio che sarebbe altrettanto sciocco; ma se dovessi cercare una motivazione logica alla scelta di non mangiare affatto carne, onestamente, non sarei davvero in grado di trovarla.
Il buon senso è la mia unica etica. Quando dico questo penso a tutti quei vegetariani che si dannano l'anima a sostituire psicologicamente i prodotti animali e se ne escono con il seitan in forma di hamburger, che per quanto ti sforzi con l'immaginazione saprà sempre di cartone. Quelli che ti dicono che non bevono latte perchè il latte è cibo adatto per i vitelli; certo, e il latte di soia con cui lo sostituiscono, invece, è il cibo naturale degli umani... Quelli che ti mettono in guardia sugli ormoni che danno agli animali da allevamento e ignorano volutamente le tonnellate di pesticidi e concimi azotati che ingoiano con la verdura. Quelli che si preoccupano per le conseguenze degli ormoni ma ignorano che il concetto di ormone è del tutto relativo; per esempio, per i vegetali l'alcool è un ormone. Ci preoccupiamo forse di bere un bicchiere di vino? No. Questo non per dire che gli estrogeni facciano bene, quanto per illustrare con quale ingenua ignoranza tanti parlino di cose di cui non sanno assolutamente nulla, usando terminologia impropria e mutuata dalla televisione che la dice lunga sulla competenza con cui abbiano valutato il problema e l'accuratezza con cui si siano documentati. E del fatto che praticamente tutto il grano che mangiamo oggi e i suoi derivati siano stati geneticamente modificati con le radiazioni glielo dite voi o glielo dico io? Il grano duro Creso è stato creato trent'anni fa nei laboratori del Centro Ricerche Nucleari della Casaccia bombardando piante di grano con le radiazioni per indurre mutazioni casuali. Casuali, dico. Ma di quello non si preoccupano. Sono troppo impegnati a farti la predica perché mangi prosciutto. Una volta mi è perfino capitato di pranzare con uno stimato professionista che si reputava vegetariano. Gli hanno chiesto il perché di questa scelta e lui ha iniziato con delle banalità spirituali concludendo che "insomma, io non mangio i cosiddetti esseri viventi". Poi è arrivato il cameriere, in tre abbiamo ordinato penne all'arrabbiata e lui... spaghetti col tonno!

In conclusione, questa non è una filippica per convincere la gente a mangiare esclusivamente costate di manzo e braciole di maiale; piuttosto, si tratta di un'analisi un tantino più obiettiva di quella che tanti, folgorati dall'emotività o frettolosi di trarre conclusioni fanno prima di prendere determinate e drastiche decisioni.
Credetemi, non è che la carne sia il male o che siate cattivi se mangiate carne. Non fatemi la morale, uccidete esattamente come me, è la natura.
Est modus in rebus. La chiave è tutta lì.