8 luglio 2010

Allontanarsi dalla linea gialla

Di fatto, è un problema topologico.
"Treno in arrivo al binario sette, allontanarsi dalla striscia gialla".
Certo, ma io sono già sulla banchina del binario sette, ovvero quella che divide il binario sei dal binario sette, e di strisce gialle ce ne sono due.
Se mi allontano da una mi avvicinerò all'altra, contravvenendo inevitabilmente alla prescrizione verbale dell'altoparlante. Che faccio? Me ne infischio? Non posso mica, il binario è pieno di gente, che penserebbero di me? Lo so che mi stanno osservando.
Allora tergiverso. I fari del treno ancora non si vedono. Cosa posso escogitare?
A pensarci bene, anche se mi fossi trovato sulla banchina del binario uno, con una sola linea gialla, che avrei potuto fare? La sfericità del pianeta gioca contro di me: in un senso mi allontano, ma lungo il cerchio massimo che passa sotto ai miei piedi, beh, nell'altro senso mi avvicino alla stessa linea. Non c'è scampo, io lo so che qualsiasi cosa faccia verrà un ferroviere cattivo e vorrà multarmi. Povero me.
I fanali del treno fanno capolino all'orizzonte e il tempo stringe. In fin dei conti non mi hanno mica detto entro quando allontanarmi, potrei anche prendere tempo e ragionare.
Cristo, dev'esserci una soluzione.
Poi, d'improvviso, mi rendo conto di essere già oltre la linea gialla, proprio tra quella stramaledetta linea e il binario, dove i relitti di bottigliette, giornali, accendini e perfino una scarpa mi guardano sconsolati e sbiaditi da anni di sole, pioggia ed esalazioni di formaldeide dalle vecchie traversine di legno.
Una scarpa?
Il terrore mi assale.
Dev'essere successo anche a lui.
Al proprietario della scarpa, intendo; era oltre la linea gialla, si è dovuto allontanare dalla linea gialla ed è finito sul binario. Poi il treno deve aver fatto il resto.
Oddio, mi immagino la scena, gli schizzi di sangue sulle gonne di trina delle vecchiette in attesa del regionale. Brrrr. E la mia scarpa che resta sul binario, per mesi.
Oddio, veramente porto i sandali, ma non mi pare il momento di fare del puntiglio.
I fanali sono decisamente vicini, e ora l'esigenza di una soluzione brillante si fa decisamente opprimente. Penzolando sul bordo del binario mi spremo le meningi ma non esce uno straccio di soluzione, allora mi rannicchio e stringo gli occhi, combattuto tra il contravvenire al regolamento e fare una figura da terribile maleducato con i presenti oppure obbedire al diktat del dannato altoparlante e gettarmi sulle rotaie.
Certo, morirei.
Salto... non salto... salto... non salto...
Il treno è a pochi metri, il macchinista mi vede pericolosamente sul'orlo della banchina ma io no. Io sono paralizzato dal terrore e non vedo e non sento nulla.
Eccetto HONK.
Anzi, HOOOOOOOOOOONK.
La sirena del treno è l'unica cosa che perfora le barriere uditive del mio terrore, e allora salto.
Ma in alto, un salto repentino, secco, come una locusta, con una piccola ma poderosa parabola.
Fortunatamente, verso la banchina.
E' allora che capisco tutto.
Era così semplice: un salto. Verso l'alto. L'unico movimento possibile che ci fa contemporaneamente allontanare da qualsiasi dannata linea gialla di questo pianeta!
Niente contravvenzione, ah-ha! Forza, ferrovieri malvagi, venite pure, non mi fate paura!
Salgo sul treno, mi siedo al finestrino, e mentre il treno riparte mi volto a guardare la banchina del binario quattro, piena di gente. La voce dell'altoparlante annuncia:
"treno in arrivo al binario quattro, allontanarsi dalla linea gialla".
E per un attimo mi immagino di vederli con la coda dell'occhio, tutti che saltano all'unisono, vecchi e bambini, neonati nella carrozzina, venditori ambulanti, giovani spose, perfino i cani. Tutti uniti in un salto d'esultanza per il treno che arriva, che di questi tempi è anche un gran culo, vederlo arrivare in orario.
E così, mentre mi assopisco contento per la brillante risoluzione del problema, penso tra me e me: ma invece di disegnare linee gialle, non bastava che dicessero "sta arrivando il treno, prestate attenzione"?

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